Pamela Gotti è Chief Technology Officer (abbreviato in CTO) di Credimi, il più grande digital lender per le imprese in Europa. Il suo percorso per arrivare a quello che oggi è il suo lavoro è assai interessante.
Ha iniziato lavorando in una start-up italiana che subito le ha messo a disposizione un’opportunità eccezionale: lavorare Oltreoceano a Seattle. Quella prima e significativa sfida ha avviato la sua carriera, che l’ha poi portata più volte tra gli States e l’Italia, fino ad approdare nel sud della Francia, dove però Pamela non ha fatto in tempo ad arrivare e ad ambientarsi che nel giro di un paio di mesi ha ricevuto una chiamata che non ha potuto rifiutare.
Google le ha quindi offerto una posizione a Dublino come data analyst. Durante la sua collaborazione con Google Pamela Gotti ha anche cambiato job-role, diventando poi antiabuse engineer, il che voleva dire sviluppare i tools che venivano poi usati dagli analyst per trovare lo spam.
Nei tre anni in Google, Pamela ha sentito che qualcosa mancava: infatti dopo aver sviluppato i tools richiesti, non c’erano altre mansioni da svolgere. E quindi a quel punto la giovane sviluppatrice ha avuto due strade da poter intraprendere: riunirsi con l’altra parte del suo team Google a Mountain View, in California, oppure tornare in Italia per guidare una start-up appena nata. Pamela ha scelto la seconda opzione.
Come mai? Perché, dopo aver fatto esperienze all’estero, sia in Europa, sia negli Stati Uniti, ha capito di aver una mentalità che più si sposa con il Vecchio Continente. Un altro fattore determinante nella scelta è stata la libertà e il controllo che una start-up può dare in confronto al limitarsi allo scrivere le proprie righe di codice che invece le grandi aziende richiedono ai propri talents.
Ma, con i tanti aspetti da curare quando si inizia un progetto da zero, come fare ad aver ben chiara una scala di priorità? Secondo Pamela Gotti alla base di tutto ci deve essere necessariamente una conoscenza profonda dei vari progetti sui quali si sta lavorando e, di settimana in settimana, è necessario seguirne l’andamento, modificando pian piano obiettivi e urgenze da svolgere. Ma in realtà l’aspetto più difficile non è tanto il riuscire a dare la giusta priorità ai vari progetti, quanto il riuscire a focalizzarsi ogni giorno sul lavoro da fare, senza farsi distrarre o dover togliere tempo a causa di richieste o impegni che continuano a saltar fuori.
Role model e gender gap nel settore tech
Importante nel mondo tech anche il problema del gender gap: Pamela ha infatti sottolineato come non solo lei fosse l’unica laureanda del suo corso, ma anche che, una volta fuori dall’università, non aveva idea di dove andare o di dover poter arrivare a causa della mancanza di un role model donna nel settore.
Le è mancata la possibilità di stimare e di guardare a una figura di riferimento per poter dire “Okay, un domani vorrei essere così”, a maggior ragione perché poi quando trovava qualcuno a cui ispirarsi si rendeva conto che erano tutti uomini, e quindi si vedeva quasi preclusa la possibilità di arrivare a quei livelli, essendo donna. Ma anche ora, dopo anni nel mondo tech, i suoi modelli di riferimento non sono delle donne, bensì uomini e non del mondo IT, ma appartenenti alla sfera business, materia nella quale è arrivata da non molto.
Dopo aver parlato di role model, Pamela ha quindi aperto un altro capitolo fondamentale per tutti i ragazzi appena laureati che cercano la propria strada: il mentore. Riuscire a trovare il mentor che rappresenta un perfect match è fondamentale per continuare la formazione anche al di fuori del mondo accademico e anzi per inserirsi sempre meglio nel mondo del lavoro.
Pamela ha partecipato inoltre a diversi programmi di mentorship rivolti in particolar modo alle donne nel mondo tech proprio in qualità di guida, e ha riscontrato tra le sue adepte una mancanza di sicurezza nelle proprie capacità che potrebbe essere figlia proprio della mancanza di modelli femminili nel mondo della tecnologia.
Quindi, portando la propria esperienza, ha aiutato queste giovani donne a trovare la propria strada, consigliando e invitando alla riflessione sui propri punti di forza, affermando che oltre al saper fare, non dovrebbe essere d’ostacolo altro, per poter sfruttare al meglio tutte le opportunità che si affacciano lungo il percorso.
L’importanza di continuare a essere curiosi verso le nuove tecnologie
Ma, tornando a parlare nello specifico di tecnologie, Pamela Gotti ha spiegato anche le varie strutture e i vari linguaggi usati dalla sua start up, moltissimi e resi necessari per comodità e praticità ma anche per voglia di sperimentare. Tuttavia ora la sua azienda sta provando a razionalizzare i diversi linguaggi, anche nell’ottica di focalizzare meglio il team, senza dover avere tante persone diverse a lavoro su una singola tecnologia.
Avere quindi un team che funziona è la chiave per poter essere un buon CTO, soprattutto quando, passando di grado, tutte le responsabilità arrivano e pesano e vi è la necessità imprescindibile di delegare parte del proprio lavoro per poterlo svolgere al meglio.
Infine il principale suggerimento che Pamela Gotti si sente di dare a tutte le giovani leve volenterose di entrare nel mondo tech è qualcosa di inaspettato, ma non per questo meno utile: l’importanza di fare networking.
Costruirsi conoscenze è fondamentale sia per la crescita personale, sia per quella professionale. Moltissime sono le opportunità che possono sfumare se non si costruisce una solida rete di conoscenze. Quindi essere parte attiva di una community porta molti vantaggi soprattutto lavorativi. Inoltre confrontarsi con i colleghi è sempre uno strumento che porta a migliorarsi seppur inconsciamente, tramite la moltitudine di punti di vista diversi che si incontrano.
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