Negli ultimi anni, il panorama tecnologico è stato teatro di incredibili innovazioni, ma anche di flop clamorosi. Tra questi, uno dei casi più iconici e discussi è stato quello di Juicero, una startup californiana fondata nel 2013 da Doug Evans con l’ambizione di rivoluzionare il modo in cui le persone preparano i succhi freschi.
Se Juicero è diventato il simbolo dell’“over-engineering”, e a tal proposito, un altro fallimento clamoroso della Silicon Valley merita di essere menzionato: Theranos. Fondata da Elizabeth Holmes, la startup prometteva di rivoluzionare il settore delle analisi del sangue con una tecnologia rivoluzionaria, ma finì per essere smascherata come una truffa su larga scala. Entrambe le storie condividono un aspetto fondamentale: la promessa di innovazione a ogni costo, anche quando questa non è supportata da una reale necessità o da una tecnologia all’altezza delle aspettative.
L’idea rivoluzionaria: la Juicero Press
Juicero ha lanciato sul mercato la Juicero Press, una macchina hi-tech per la spremitura di succhi a freddo. Il dispositivo, presentato come un prodotto innovativo e di design, utilizzava dei pacchetti prodotti dalla stessa azienda contenenti frutta e verdura già tagliata e preparata. L’utente doveva semplicemente inserire uno di questi pacchetti nella macchina, premere un pulsante e, in pochi minuti, la Juicero Press avrebbe prodotto un succo fresco e naturale, senza sporcare nulla e senza richiedere il minimo sforzo.
L’idea fu accolta con entusiasmo dalla Silicon Valley, dove la Juicero Press veniva paragonata alla Nespresso dei succhi di frutta. La promessa era chiara: un’esperienza di spremitura pulita, veloce e completamente automatizzata. Proprio come la Nespresso semplifica la preparazione del caffè, la Juicero Press avrebbe dovuto portare la stessa rivoluzione nel mondo dei succhi.
Il cuore dell’idea di Juicero stava nella creazione di un nuovo bisogno. Fino a quel momento, la spremitura di succhi freschi era percepita come un processo laborioso e disordinato, ma non esisteva una vera domanda latente di una macchina specifica per risolvere questo “problema”. Juicero è riuscita a creare questo bisogno dal nulla, presentando la macchina come uno strumento essenziale per la salute e il benessere, legandola al concetto di uno stile di vita sano, minimalista e tecnologico.
Questa promessa di comodità, igiene e freschezza ha attirato l’interesse degli investitori della Silicon Valley. La startup ha raccolto oltre 120 milioni di dollari da investitori di rilievo, tra cui GV (Google Ventures) e Kleiner Perkins, due dei nomi più prestigiosi nel mondo del venture capital.
Al momento del lancio, nel marzo 2016, la Juicero Press veniva venduta al prezzo di 699 dollari, un costo decisamente elevato per una macchina da cucina. Nel gennaio 2017, a causa delle vendite inferiori alle aspettative, il prezzo fu ridotto a 399 dollari. Nonostante il taglio di prezzo, le vendite continuarono a non decollare.
La tecnologia dietro la Juicero Press
A livello tecnico, la Juicero Press era una meraviglia di precisione meccanica. Progettata per applicare una pressione sufficiente a spremere il succo dai pacchetti preconfezionati, la macchina era dotata di componenti di alta precisione, sensori di sicurezza e un sistema di connettività Wi-Fi.
Uno degli aspetti più discussi era la potenza di pressione della macchina. Secondo Doug Evans, la Juicero Press era in grado di esercitare una forza tale da “sollevare due Tesla”. Questa affermazione, ampiamente ripresa dai media, serviva a sottolineare la potenza e la precisione della macchina, ma con il tempo si è rivelata più una trovata di marketing che una necessità pratica.
Il dispositivo era anche dotato di un sistema di connettività Wi-Fi. Questo permetteva di aggiornare il firmware della macchina e di verificare l’autenticità dei pacchetti di frutta e verdura. Ogni pacchetto era dotato di un codice QR che la macchina scansionava per garantire la freschezza del contenuto e la conformità al prodotto originale. Questa funzionalità era presentata come un elemento di “garanzia di qualità”, ma in pratica venne percepita come un’inutile complicazione. Gli utenti si domandavano: “Serve davvero una connessione Wi-Fi per spremere un succo?”.
Il dispositivo era costruito con un livello di complessità meccanica molto superiore a quello di un normale spremiagrumi o di una centrifuga. Le presentazioni di Juicero evidenziavano la precisione ingegneristica della macchina, paragonandola a quella delle macchine per la produzione industriale. Questa narrativa tecnica contribuì a rafforzare l’immagine del prodotto come un dispositivo hi-tech d’élite, ma la realtà era che, nonostante la sofisticazione meccanica, il suo compito era semplicemente quello di spremere una busta di succo.
La rivelazione di Bloomberg: la macchina non serve a niente
Il colpo di grazia per Juicero è arrivato nell’aprile 2017, quando il celebre sito Bloomberg ha pubblicato un’inchiesta che ha smascherato la vera natura del prodotto. Nell’articolo, i giornalisti hanno dimostrato che i pacchetti di succo preconfezionati potevano essere spremuti a mano con facilità, ottenendo esattamente la stessa quantità di succo prodotta dalla macchina.
Il test ha messo in discussione l’utilità stessa della Juicero Press. Perché spendere 699 dollari (o 399 dollari) per una macchina quando lo stesso risultato poteva essere ottenuto usando semplicemente le mani? Le immagini e i video del team di Bloomberg mentre spremono i pacchetti manualmente sono diventati virali e hanno scatenato l’ironia e la rabbia degli utenti sui social media.
Le risposte di Juicero e il tentativo di difesa
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Bloomberg, Juicero è corsa ai ripari. L’azienda ha offerto rimborsi completi a tutti i clienti insoddisfatti, una mossa che ha cercato di salvaguardare la propria immagine e mantenere la fiducia degli utenti. Doug Evans e il team Juicero hanno cercato di giustificare il prezzo elevato della macchina, sostenendo che il dispositivo garantiva maggiore igiene, un’esperienza più pulita e la possibilità di evitare di toccare direttamente il contenuto del pacchetto.
Tuttavia, queste argomentazioni non hanno convinto il pubblico né gli investitori. L’idea che un dispositivo così costoso fosse di fatto superfluo ha continuato a essere oggetto di memes, battute e parodie online, danneggiando ulteriormente la reputazione dell’azienda.
La chiusura dell’azienda
Nel settembre 2017, pochi mesi dopo lo scandalo mediatico, Juicero ha annunciato la chiusura definitiva delle operazioni. La startup ha interrotto la produzione della Juicero Press e ha iniziato a cercare un acquirente per la tecnologia brevettata e la proprietà intellettuale.
Questa mossa ha segnato il fallimento completo del progetto, che era partito con l’ambizione di “rivoluzionare il settore dei succhi”. Nonostante l’afflusso di milioni di dollari da parte di investitori di alto profilo, Juicero non è riuscita a dimostrare il valore del proprio prodotto né a generare profitti significativi.
Oggi, Juicero è ricordata come una delle più grandi truffe tecnologiche della Silicon Valley, ma per molti rappresenta un’opportunità per imparare dagli errori altrui.