L’evoluzione tecnologica è in costante fermento, plasmata da nuovi paradigmi e sfide sempre più complesse. Per approfondire il futuro della figura del Chief Technology Officer (CTO) e le dinamiche dell’industria IT, abbiamo l’opportunità di intervistare Cristiano Meda, CTO presso Eidosmedia.
Nell’intervista Cristiano Meda ha messo l’accento sull’importanza del ruolo del CTO per l’innovazione futura, ma ha anche approfondito il concetto di team e della sua scalabilità, fornendone una visione interessante e dispensando utili consigli.
Come evolverà la figura del CTO nei prossimi 10 anni?
Uno dei fattori che negli ultimi anni ha influenzato maggiormente la figura del CTO è sicuramente la rapida evoluzione del panorama tecnologico abbinato alla crescente semplicità di adozione di nuove tecnologie.
Questo fenomeno ha portato ad una crescente necessità di adottare un rapido processo di sperimentazione tecnologica e l’implementazione di metodologie Agili per un delivery incrementale del prodotto che coinvolgano sin dalle fasi iniziali l’utente e riducano drasticamente il time-to-market.
Un trend che non rallenterà in futuro, ma al contrario sarà esponenzialmente accelerato da tecnologie rivoluzionarie e in rapida evoluzione come Generative AI e Quantum Computing.
In questo contesto, il CTO ricoprirà sempre più un ruolo strategico; al CTO verrà richiesto di essere costantemente informato sui trend tecnologici, avere una conoscenza approfondita del mercato e possedere un approccio visionario capace di guidare l’azienda, non solo in un percorso di trasformazione tecnologica ma soprattutto di innovazione sostenibile.
AI generative: quale credi sarà il futuro della programmazione e della tecnologia nei prossimi 10 anni?
Generative AI ha dato inizio ad una nuova fase di innovazione, la democratizzazione dell’intelligenza artificiale, che avrà importanti ripercussioni in diversi settori e sarà molto più rapida delle precedenti ondate innovative. Spesso mi chiedono se sono ottimista o pessimista sulle implicazioni di queste nuove tecnologie e rispondo molto banalmente che sono un inevitabilista, la velocità di adattamento è la chiave per la sopravvivenza e il successo.
Nell’ambito dello sviluppo software, come in altri settori, sarà cruciale abbracciare queste nuove tecnologie che possono portare a significativi benefici, non solo per quanto riguarda tutti gli aspetti produttivi, ma anche come strumento motivazionale, permettendo alle persone di focalizzarsi su attività a più alto valore aggiunto, evitando task tediosi e ripetitivi.
In futuro vedremo sicuramente maturare il paradigma low-code e no-code nell’ambito della programmazione software e la diffusione in diversi ambiti di agenti basati su Generative AI in grado di eseguire, anche autonomamente, tasks sempre più complessi. Questo comporterà anche la necessità di adattamento della forza lavoro, similmente a quanto accadde durante la rivoluzione industriale, e vedrò la nascita di nuovi ruoli appositamente studiati per sfruttare al meglio queste nuove tecnologie come i prompt engineers.
Puoi suggerire un libro che ti è stato utile per diventare un buon CTO?
La sfida principale in qualsiasi posizione di leadership è rappresentata dalla gestione delle persone. Ispirare e motivare il team, facilitare la loro crescita professionale e personale, comunicare efficacemente a diversi livelli, guidare il cambiamento.
Ci sono molti libri validi che trattano l’argomento, ma quello che mi ha ispirato maggiormente all’inizio del mio percorso professionale, che mi ha insegnato la differenza tra manager e leader, e le fondamenta della comunicazione motivazionale è indubbiamente “Good to Great”di Jim Collins.
Il suo approccio analitico nell’identificazione dei tratti caratteristici dei diversi livelli di leadership sarà sicuramente apprezzato da chi come me ha un background tecnico ed è estremamente data driven.
Quali sono 3 passi importanti per scalare il team?
Quando c’è bisogno di ingrandire il team sicuramente di fondamentale importanza è una pianificazione attenta di tutti gli aspetti della trasformazione, soprattutto il coinvolgimento degli stakeholders nella definizione degli obiettivi e una solida strategia di comunicazione aziendale che faciliti la trasparenza.
Altro aspetto importante è l’employer branding e un processo di recruitment efficiente. Avere job descriptions accattivanti e che facciano trasparire la cultura aziendale, aspetto sempre più rilevante nella scelta dell’azienda ideale, accelera il recruitment ed evita la perdita nel processo di candidati validi e motivati che sono collanti fondamentali nella rapida crescita del team.
Ultimo aspetto importante è assicurarsi di poter assorbire adeguatamente le nuove risorse senza impattare significativamente le dinamiche e la produttività del team esistente.
Quali sono 3 problematiche che si possono incontrare quando si scala il team?
Inizierei indubbiamente dalla problematica principale, aggravata nel post pandemia dalla proliferazione del full remote che l’ha resa una sfida globale: l’accesso al talento. Non è una sfida nuova, e ci sono svariate soluzioni più o meno efficaci in funzione delle diverse esigenze, ma in questo momento richiede sicuramente una maggiore flessibilità nelle condizioni lavorative e un focus maggiore nell’improntare una cultura aziendale solida e motivante.
Inoltre, in questo momento storico dove i fattori di instabilità sono molteplici, avere una timeline affidabile e rispettare il budget prefissato potrebbe essere sfidante e richiedere un certo livello di agilità e inventiva anche nell’approccio al recruitment, sfruttando canali non tradizionali e strategie di marketing non convenzionali. Le problematiche non sono tutte legate al processo di recruitment, è necessario anche monitorare costantemente lo stato di salute del team assicurandosi che performance, engagement e motivazione siano ottimali; stando attenti a non focalizzarsi solo sulla scalabilità, rischiando di perdere il resto del team nel processo di trasformazione.
Quali sono i segnali per riconoscere un potenziale leader nel team?
I tratti distintivi più comunemente riconosciuti in un buon leader sono: vision, decision making, problem solving, ottima comunicazione ed empatia. La crescente popolarità delle metodologie agili fondate su concetti portanti come servant leadership, feedback loop e comunicazione trasparente facilitano sicuramente l’identificazione ma anche la legittimazione di quei tratti distintivi all’interno del team, rendendo più semplice il processo di strutturazione del team soprattutto in fase di scale up. Per riconoscere un leader all’interno del team, consiglio nuovamente la lettura del libro “Good to Great” di Jim Collins.
Lettura consigliata: Cos’è e perché è importante la trasparenza quando si cerca lavoro nel mondo dev
Come mantenere la cultura aziendale quando si scala il team?
Innanzitutto assicurarsi di avere una chiara definizione della cultura aziendale e dei valori fondamentali che la costituiscono è una prerogativa indispensabile, ma non è sufficiente. E’ necessario assicurarsi che a tutti i livelli questa cultura aziendale venga rispettata, dandone costante esempio in prima persona ed enfatizzandola con una solida strategia di comunicazione. E’ inoltre importante assicurarsi che i valori siano oggetto della valutazione delle performance di tutti i membri dell’azienda, ma soprattutto delle nuove risorse con obiettivi stringenti nei primi periodi in azienda.
Quali sono i 3 need principali da considerare quando si sceglie lo stack tecnologico?
Prima ancora di parlare di tecnologia da adottare bisogna aver una chiara definizione dei requisiti funzionali e non funzionali da soddisfare con il prodotto da sviluppare, il che implica conoscere intimamente le esigenze dell’utente finale.
Un altro fattore cruciale da considerare è il time-to-market, implementare l’architettura perfetta se implica un prodotto rilasciato troppo tardi e che non viene adottato, risulta inevitabilmente in un fallimento.Un giusto compromesso è quasi sempre la soluzione ottimale.
Altro fattore importante da tenere in considerazione è la sostenibilità. E’ necessario valutare attentamente se si possiedono gli skills e il know-how all’interno del team per adottare il nuovo stack tecnologico, senza incorrere nel rischio di proliferazione tecnologica e inevitabile riduzione della flessibilità e reattività del team, caratteristiche fondamentali per mantenere un alto livello di agilità.
Qual è l’errore più insidioso che si può commettere quando si decide lo stack tecnologico?
Ci sono molte insidie nel processo di selezione tecnologica e variano di importanza a seconda della tipologia di progetto; fare troppe assunzioni su requisiti di prodotto cruciali come quelli menzionati in precedenza, può mascherare falle nella progettazione che in alcuni casi vengono identificate molto tardi nel processo di sviluppo con conseguenze anche disastrose. Il mio consiglio, oltre ovviamente alla necessaria due diligence nelle fasi iniziali, è instillare nel team una cultura di product ownership che li porti costantemente a mettere in discussione le assunzioni e a focalizzarsi maggiormente sul valore aggiunto che il prodotto dovrà offrire all’utente che ad aspetti puramente tecnologici.
Qual è il suggerimento che avresti voluto avere quanto ti sei trovato a scegliere per la prima volta lo stack tecnologico?
“Prova prima di scegliere”!
Il mio consiglio, specialmente per quanto riguarda le nuove tecnologie, è di non scegliere su carta ma adottare un approccio basato sulla rapida prototipazione per un’adeguata valutazione, e se questo non fosse possibile o dispendioso in termini di tempo o risorse, di affidarsi a consulenti che abbiano esperienza con quelle tecnologie e possano consigliarvi.
Come ti tieni aggiornato sulle novità tech?
Leggo molti articoli per essere sempre aggiornato sui trend tecnologici, mentre per aspetti più specifici di tecnologie interessanti spesso attingo all’esperienza del mio team e dai risultati delle loro investigazioni su tecnologie innovative. Raramente purtroppo trovo ancora il tempo di poter sperimentare direttamente.
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