Il Red Hat Summit Connect 2024 si è tenuto il 7 novembre a Roma, ospitato nell’affascinante, seppur datato, Palazzo dei Congressi. C’è sempre qualcosa di imponente in questa struttura che mette un po’ d’ansia. Il progetto iniziato negli anni 30 e finita nel 1954, propone una bellezza un po’ spigolosa e formale, con quel tocco retrò che evoca incontri tra uomini in cappotto e cappello. Osservando questo edificio storico accanto al moderno Centro Congressi “La Nuvola”, sembra di fare un tuffo nel passato.
Oggi, però, il cappello che spicca nel piazzale è un altro: un’enorme scultura del logo di Red Hat, rosso con base nera, per celebrare il Summit Connect, uno degli appuntamenti annuali più attesi nel mondo open source.
Ingresso e atmosfera alRed Hat Summit Connect 2024
Arrivando un po’ in ritardo, mi ritrovo in una lunga fila per l’accredito. L’attesa in sé non è un problema, ma ascoltare chiacchiere tecniche su Java, Quarkus, Spring e Struts da chi mi sta vicino rende difficile trattenere la tentazione di intromettermi. Già da questi discorsi si capisce che siamo a un convegno molto diverso dagli eventi tech “mainstream”, dove si respira un’atmosfera da puristi del software.
Finalmente, entro ufficialmente nel Red Hat Summit Connect: con 51 partner presenti, 11 interventi in plenaria e 6 sessioni parallele, l’agenda si prospetta ricca e coinvolgente. Appena in tempo, mi trovo tra la folla proprio mentre Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italia, inizia il suo intervento con il lancio simbolico di cappelli rossi.
L’importanza dell’open source e del cloud per il futuro
Le sedie sono tutte occupate, impresa non facile oggigiorno, quindi posso stare in piedi senza che nessuno mi guardi storto pensando che sono lì di passaggio.
Falcone enfatizza l’open source come motore di innovazione e collaborazione, elementi chiave per affrontare le sfide tecnologiche attuali e future. Red Hat, spiega, è impegnata a sostenere le aziende nella loro trasformazione digitale, puntando su soluzioni scalabili e aperte che favoriscono non solo la crescita tecnologica, ma anche maggiore sicurezza e flessibilità. Ricorda anche il ruolo dell’ecosistema Red Hat per l’adozione di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, ancora in fase di scoperta.
Fin qui tutto normale, Openshift sta facendo sempre più proseliti e chi lo usa mi assicura che è un prodotto di tutto rispetto, chiaro che Red Hat ci punti parecchio e che siamo qui per vedere quanto facilità i nostri compiti.
Ma delle parole, che mi arrivano belle sparate perchè sono in piedi proprio davanti a una enorme cassa acustica, mi colpiscono due affermazioni. La prima: secondo Falcone, il 51% delle aziende sta migrando verso il cloud. Questo dato mi incuriosisce, dato che nel Regno Unito e in Germania l’adozione del cloud supera il 60-70%, mentre in Francia è intorno al 50-60%, e in Italia e Spagna è solo al 40-50%. Sebbene questi numeri siano in crescita, resta evidente che il percorso del cloud, soprattutto per le piccole e medie imprese italiane, è ancora pieno di ostacoli, specialmente per i costi.
Visto che ad Economia ci insegnano che la forza del nostro paese sta nelle piccole-medie aziende, un dato del genere ci sta tutto, investire nel cloud per una piccola azienda ha delle barriere all’entrata non facilmente superabili specialmente con l’incognita del costo finale, ancora appannaggio di figure mitologiche quali i Fin-ops.
Falcone sposta poi il discorso sull’Hybrid Cloud, essenziale per chi ha bisogno di controllo dei dati. Mentre lui parla, la mia mente va alla complessità dell’autenticazione tra risorse cloud e on-premise, una sfida che fortunatamente non tocca il mio quotidiano.
L’Impatto dell’open source nell’era dell’intelligenza artificiale
Vola qualche altro cappello rosso mentre sale sul palco Hans Roth, Senior Vice President e General Manager per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa di Red Hat. Il nuovo arrivato prosegue il tema del potenziale dell’open source, ma questa volta nell’era dell’intelligenza artificiale.
Roth sottolinea come Red Hat sia al fianco delle aziende nella trasformazione digitale con soluzioni scalabili, aperte e sicure. Nelle sue conclusioni, evidenzia ancora una volta l’importanza della comunità open source per l’innovazione tecnologica, un riconoscimento per Red Hat come leader nel Gartner Magic Quadrant 2024 per le piattaforme applicative cloud.
Un deja-vu l’ho avuto appena quando, nelle sue conclusioni, ha enfatizzato l’importanza della comunità open source nel guidare il futuro dell’innovazione tecnologica, probabilmente era già al corrente che Red Hat è stata riconosciuta come leader nel Gartner Magic Quadrant 2024 per le piattaforme applicative cloud, sicuramente un endorsement che in era pre-ibm sarebbe stato solo un miraggio. Porre l’accento sul modello open source rimane comunque un gran merito nonché una bella presa di coscienza.
Devo dire che il suo intervento è stato quello col minutaggio più breve ma probabilmente quello più incisivo a livello di strategia, si sa che i tedeschi vanno sempre dritti al punto.
Quindi è intervenuto Giorgio Galli, Manager Tech Sales di Red Hat Italia, che ha un pò ribadito le linee guida, circoscrivendo però l’area sull’intelligenza artificiale.
Il resto della mattinata è scivolato via con demo molto ben fatte e poi case study molto focalizzate su problematiche tipiche della Pubblica Amministrazione, mentre nel pomeriggio ci sono state sessioni tecniche molto interessanti, ma come al solito l’agenda metteva in concomitanza i talk per me più interessanti costringendomi ogni volta a delle scelte dolorosissime.
Per chi fosse quindi in dubbio se partecipare alla giornata del 19 novembre 2024 a Milano, anche se non so se gli interventi saranno gli stessi, posso solo dire che ne è valsa veramente la pena anche se l’anno prossimo sarò sicuramente tra i primi ad arrivare, cercando di magari di prendere al volo uno dei famigerati cappelli rossi.