Un po’ come in un evento Biblico, il fatto che il software, nato da una costola dell’hardware, brillasse di vita propria ha generato nuovi modi di guardare al codice e alla sua proprietà. Mentre negli anni 70 i grossi sistemi di elaborazione erano un tutt’uno con il loro software, questa cosa non è stata più vera dopo che nel 1974 è stata istituita la Commission on New Technological Uses of Copyrighted Works (CONTU) la quale ha decretato che il codice software era una categoria di opera intellettuale e come tale protetta da copyright. Da allora varie vicissitudini hanno portato al movimento open source che in parole povere rifiuta la logica della “scatola chiusa” cercando di far sì che il codice possa essere modificato a piacimento dall’utente finale.
Ma se non vogliamo fermarci a una dichiarazione frettolosa e vogliamo conoscere meglio il fenomeno dell’open source, quelli che seguono sono secondo noi i libri fondamentali per fare luce su un fenomeno che è lungi dall’aver esaurito il proprio cammino e la propria influenza.
Codice Libero (Free as in Freedom)
Per chi si occupa di software le idee di Stallman hanno lo stesso valore della dichiarazione di indipendenza o della Magna Charta. Polemiche e controversie non ne hanno assolutamente minato la freschezza e l’immediatezza, semmai si fa un po’ più fatica a contestualizzarlo visto che i movimenti che erano alla base delle sue idee così come gli ‘eroi’ a cui lo stesso Stallman si rifà, sono lontani e persi in una narrazione che ha ormai raggiunto caratteri mitologici. Però suona sempre affascinante andare a riscoprire come l’idea che “il codice sorgente di qualunque programma rappresenta un bene comune e proteggerlo con brevetti e copyright andrebbe considerato un “crimine contro l’umanità”” abbia attecchito in modo così radicale portando a un cambiamento di visione società multimiliardarie.
La cattedrale e il bazaar. Riflessioni di un rivoluzionario per caso su Linux e l’open source
Il libro offre un’analisi approfondita del modello di sviluppo open source, esaminando le differenze tra l’approccio “cattedrale” (modelli di sviluppo tradizionali) e “bazaar” (sviluppo open source distribuito) e fornisce una panoramica storica e filosofica dell’open source, illustrando come questo approccio sia emerso e si sia evoluto nel contesto della comunità di sviluppatori, attraverso casi di studio ed esempi pratici, il libro analizza progetti open source di successo, mettendone in risalto le componenti che ne hanno decretato l’affermazione sul mercato. Inoltre approfondisce la cultura della collaborazione nel mondo open source, mostrando come la distribuzione del lavoro e il coinvolgimento di una comunità estesa possano portare a risultati innovativi e quali sono le motivazioni degli sviluppatori open source, spiegando perché molte persone scelgano di contribuire volontariamente a progetti senza un ritorno economico, almeno non direttamente.
Rivoluzionario per caso. Come ho creato Linux (solo per divertirmi)
Personalmente già il sottotitolo che recita “ho creato Linux (solo per divertirmi) è abbastanza fuorviante, se non altro perché la parola divertimento nel vocabolario di Torvalds andrebbe reinterpretata con molti filtri.Il libro forse aiuta un po’ a capire contesto e personaggio, anche se per inquadrarlo meglio andrebbero aggiunte molte testimonianze dei suoi estimatori, e le leggende dei suoi detrattori sempre abbastanza avallate dalle sue uscite pubbliche. Il libro è comunque abbastanza godibile e rievoca fedelmente lo spirito pionieristico dei primi giorni di Linux.
The Success of Open Source
La legge sulla proprietà intellettuale ha permesso alle aziende di controllare le conoscenze e ha garantito i diritti dell’innovatore. Di conseguenza, gli ingegneri che sviluppano software vengono ampiamente ricompensati; tuttavia, come Weber dimostra, nonostante vecchi assiomi economici secondo cui l’innovazione è guidata dalla promessa di ricchezza individuale e aziendale, garantire la libera distribuzione del codice tra programmatori favorisce un processo più efficace per la creazione di prodotti intellettuali. Nel modello dell’Open Source, programmatori indipendenti contribuiscono gratuitamente a software che si sviluppa organicamente, attraverso tentativi ed errori creando ricchezza diffusa su una scala inimmaginabile secondo i canoni classici.
Working in Public: The Making and Maintenance of Open Source Software
“In ‘Working in Public’, Nadia Eghbal offre uno sguardo approfondito allo sviluppo moderno del software open source, alla sua evoluzione e alle sue implicazioni. intervistando centinaia di sviluppatori per migliorare la loro esperienza su GitHub, sostiene che l’open source moderno ci offre un modello attraverso il quale comprendere le prossime sfide che attendono il mondo del software, e non solo. A supporto delle sue tesi fa un panoramica su diversi progetti open source, analizzando in particolare:
- La piattaforma GitHub per l’hosting e lo sviluppo
- Le strutture, i ruoli, gli incentivi e le relazioni coinvolti nei progetti open source
- La manutenzione spesso trascurata
- I costi di produzione che perdurano durante la vita di un’applicazione.
Eghbal esamina anche il ruolo delle piattaforme come Twitter, Facebook, Twitch, YouTube e Instagram, che riducono i costi di infrastruttura e distribuzione, ma che aumentano enormemente la portata delle interazioni.
Fatto sta che le comunità open source sono sempre più incentrate sul lavoro dei singoli sviluppatori piuttosto che sui team. La questione che si pone è che, se i creatori, piuttosto che comunità discrete, diventeranno l’epicentro dei nostri sistemi sociali online, dobbiamo capire meglio come lavorano, e possiamo farlo studiando cosa è successo con l’open source.”
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