L’intervista a Fulvio Bottoni offre una prospettiva approfondita sulla figura del Chief Technology Officer (CTO) e sul futuro dell’innovazione tecnologica. Fulvio Bottoni, esperto CTO, condivide la sua visione riguardo all’evoluzione della figura del CTO nei prossimi anni, enfatizzando l’importanza di una strategia tecnologica e dell’innovazione nel suo ruolo.
Secondo te, come evolverà la figura del CTO nei prossimi anni?
Il ruolo del CTO sta evolvendo verso responsabilità più ampie, focalizzandosi sulla strategia tecnologica e l’innovazione. In passato, ho gestito strutture di 150 persone ed ero coinvolto direttamente nella gestione quotidiana dei progetti. Nel corso del tempo il mio ruolo è diventato più strategico e orientato all’innovazione ed alla proposizione. Lavoro a stretto contatto con i commerciali per portare soluzioni innovative ai clienti e ho delegato la gestione quotidiana dei progetti a team dedicati. Trascorro circa il 50% del mio tempo fuori dall’azienda, incontrando clienti, partecipando ad eventi e studiando nuove tecnologie. Questo approccio mi consente di anticipare le esigenze dei clienti e di rimanere all’avanguardia in un settore che evolve rapidamente.
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Come evolverà il futuro della programmazione e della tecnologia in generale?
Ci sono diverse tendenze che riscontro e che secondo me prenderanno sempre più piede.
La prima è ovviamente legata all’AI. Anche se l’intelligenza artificiale predittiva è in costante sviluppo, le tecnologie generative stanno crescendo in popolarità ed usabilità, consentendo ai programmatori di scrivere rapidamente codice e di usare modelli generativi con relativa semplicità.
Un altro movimento evidente è il riutilizzo di progetti esistenti, disponibili in repository centralizzati e condivisi come Git. Il riutilizzo e la riduzione del codice personalizzato diventano sempre più rilevanti, con Python che emerge come linguaggio chiave, specialmente nell’integrazione.
Non possiamo non citare le API e le tecnologie di integrazione che semplificano notevolmente lo sviluppo di progetti web, consentendo l’orchestrazione di componenti sviluppate da terze parti. Questa tendenza è destinata a crescere nel futuro.
Anche la sostenibilità è una preoccupazione crescente per i CTO, e il riutilizzo di soluzioni collaudate può ridurre i tempi di sviluppo e garantire un maggior livello di sicurezza, semplificato anche dalle partnership con piattaforme come Appian e Jitterbit.
Tutto questo e molto altro si rifletterà sui i team di sviluppo che passeranno meno tempo davanti agli schermi per la programmazione e più tempo a discutere, studiare e risolvere problemi di integrazione in modo collaborativo, spesso sfruttando risorse online e le comunità di sviluppatori esperti.
C’è un libro che, nella tua carriera da CTO, ti ha influenzato positivamente e che vorresti consigliare ad altri CTO o a coloro che aspirano a diventarlo?
In effetti, c’è un libro che mi ha aperto gli occhi e che penso possa essere molto utile. Si tratta del “Design Thinking” di Michael Lewrick, Patrick Link e Larry Leifer. È un libro molto intuitivo e ricco di immagini, il che lo rende estremamente accessibile ed applicabile sul campo. Personalmente, sono un sostenitore delle mappe concettuali e delle mappe mentali, che trovo strumenti potentissimi per riunioni, brain storming e progettazione.
La capacità di visualizzare concetti anziché scriverli è davvero incomparabile, utilizzo spesso questa tecnica per ricordare documenti, minute di riunioni o semplicemente gli “ingredienti” di una fase progettuale. In pratica, faccio una sorta di fotografia mentale della pagina o del documento, ricordandone la posizione visiva anziché il testo specifico. Ho una memoria visiva molto efficace.
Questo libro è stato interessante perché mi ha guidato non solo nel contesto della trasformazione digitale, ma anche nella trasformazione del mio ruolo. Da gestore di un team di sviluppo con una routine molto strutturata, sono passato a un approccio più dinamico, che si basa sul “Design Thinking”. Ho adattato questa metodologia secondo i miei gusti e le esigenze del mio ruolo, e ha fatto davvero la differenza. Inoltre, è disponibile anche una versione in italiano.
Hai una metafora che rappresenta la tua visione di cosa significhi essere un CTO?
Sì, ho una metafora che riassume gli oneri del ruolo (anche in modo un po’ negativo). Sovente in azienda, mi ritrovo a constatare, persino scambiando due chiacchiere con il nostro amministratore delegato, che sono un “ministro senza portafoglio.” Questo perché il ruolo del CTO in azienda è un po’ come quello di una figura che consuma risorse, investe tempo ed energia senza una ricavo economico diretto.. Tieni conto che il progetto appartiene al capo progetto, quindi non posso “appropriarmi” del suo budget seppur svolga attività a supporto della proposizione e progettazione. E fra l’altro non ho alcun obbligo di portare risultati diretti in termini di fatturato o margine, perché il mio ruolo è trasversale fra delivery e accounting.
Sicuramente il tempo speso potrebbe esser riconosciuto con una relativamente piccola percentuale sul ricavo di molti progetti, ma alla fine il progetto è gestito e condotto fino alla sua release dai responsabili designati. In caso di risultati positivi, tutti siamo contenti, ma quando ci sono extra costi, potrebbero nascere facilmente contese su chi ha generato gli extra-costi. .In breve, vengo visto come qualcuno che organizza e partecipa a incontri, colloqui con fornitori e clienti, crea sinergie e collabora con altre aziende, ma senza portare “a casa” un fatturato tangibile.
Quali sono, secondo te, le tre caratteristiche di un buon CTO?
Le tre caratteristiche chiave di un buon CTO includono:
- Curiosità: La curiosità è fondamentale. Senza di essa, non si può progredire o comprendere le nuove evoluzioni e tendenze. La curiosità ti spinge a esplorare, a imparare e a rimanere informato sulle novità, ad essere propositivo su argomenti che sono ancora appannaggio di pochi e ti garantisce un vantaggio in termini di value proposition ed innovazione
- Agilità: L’agilità è strettamente legata alla curiosità. Significa essere aperti a valutare tutte le possibilità e le persone. Un buon CTO non dovrebbe mai dire “no” automaticamente a qualcosa, ma piuttosto essere disposto a esplorare, aprire la mente e valutare ogni opzione.
- Resilienza: La resilienza è fondamentale perché, quando si introduce qualcosa di nuovo o si difende un’idea innovativa, è probabile che si incontrino ostacoli e opposizioni. Un buon CTO deve essere in grado di perseverare, mantenere la fiducia nelle proprie idee e al contempo essere aperto al cambiamento quando è necessario. La resilienza è la chiave per affrontare le sfide e percorrere la strada verso il successo.
Quindi, in sintesi, curiosità, agilità e resilienza sono le tre principali caratteristiche che ritengo siano essenziali per un CTO di successo.
Quali sono le tre sfide più difficili per un CTO?
Le tre sfide più difficili per un CTO includono:
- Guadagnarsi la leadership: La prima sfida è guadagnarsi la leadership all’interno dell’azienda. Questa leadership non deriva automaticamente dalla posizione di CTO, ma deve essere conquistata. Si tratta di diventare una figura riconosciuta e ricercata all’interno dell’organizzazione, non solo per il potere decisionale, ma soprattutto per la capacità di offrire un punto di vista valido e sintetico su questioni cruciali.
- Avere un’influenza reale: Ottenere un riconoscimento di leadership da parte dei colleghi e dei clienti è essenziale. Questo riconoscimento può andare oltre la visione dell’amministratore delegato che potrebbe vedere il CTO come un costo. Quando si è riconosciuti come leader, si ha un maggiore impatto all’interno dell’azienda e si diventa una risorsa di valore.
- Navigare il contesto contrattuale: Guadagnare una posizione di leadership può comportare cambiamenti significativi anche dal punto di vista contrattuale. Bisogna essere preparati a gestire questi aspetti in modo efficace, poiché la percezione di leadership può influenzare le dinamiche all’interno dell’azienda e i rapporti con i clienti.
Come si valuta un buon CTO?
Per valutare un bravo CTO, è possibile considerare vari indicatori. Inizialmente, l’importanza del CTO all’interno dell’azienda può essere misurata dalla frequenza con cui le persone cercano il suo parere e la sua consulenza, sia per questioni quotidiane che per problemi più complessi.
Inoltre, la performance del CTO può essere valutata osservando quanto bene riesce a svolgere il suo ruolo di supporto all’interno dell’azienda. Questo comprende la gestione delle risorse umane, la capacità di prendere decisioni tecniche informate, fornire indicazioni e risolvere problemi.
La memoria e la capacità di richiamare soluzioni e informazioni passate possono essere un vantaggio significativo per un CTO, aiutando a risolvere problemi attuali attraverso l’applicazione di soluzioni e approcci già utilizzati in passato.
Infine, il riconoscimento da parte dei colleghi e dei clienti può essere un indicatore importante del successo di un CTO. Quando colleghi e clienti vedono il CTO come una risorsa preziosa e cercano il suo aiuto e il suo consiglio, ciò può essere un segno positivo della sua performance.
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